IL CASO ALFREDO LIOTTA. “MAI PIU’ INGIUSTE MORTI IN CARCERE”

L’associazione Antigone, che si occupa “dei diritti e delle garanzie nel sistema penale”, riporta in primo piano il caso di Alfredo Liotta, il detenuto adranita morto a 41 anni nel luglio del 2012 nel carcere Cavadonna di Siracusa dove stava scontando l’ergastolo. L’associazione è accanto alla moglie di Liotta, Patrizia Savoca, che non ha mai accettato il fatto che suo marito sia morto in una cella, che quindi non abbia ricevuto assistenza in una struttura sanitaria nonostante il suo evidente deperimento organico e che sia “stato lasciato morire in carcere”. Una vicenda ancora tutta da chiarire in attesa dei risvolti giudiziari che potrebbero accertare eventuali responsabili. Antigone, con il suo difensore civico, l’avv. Simona Filippi, ha infatti presentato un esposto alla procura della Repubblica di Siracusa sul caso della morte in carcere di Alfredo Liotta, che nel novembre 2013 ha portato la Procura della Repubblica di Siracusa ad iscrivere dieci persone nel registro degli indagati tra direttrice del carcere, medici, infermieri e perito nominato dal Tribunale, con l’ipotesi di omicidio colposo. Da allora è stata fatta una nuova perizia medico legale e poi il silenzio assoluto che viene denunciato oggi da Patrizia Savoca e dall’associazione Antigone, che chiedono con forza la chiusura delle indagini perché temono che sia la parola “prescrizione” a mettere fine alla vicenda. “Mi auguro che si faccia chiarezza in fretta e che il caso non venga archiviato – dice Patrizia Savoca – faccio questa battaglia per evitare che accadano altri casi del genere. Tutti hanno diritto di essere curati, anche i detenuti e quindi mai più ingiuste morti in carcere. Non mi rassegno per quello che è accaduto, voglio la verità e andrò sino in fondo”.

patrizia savoca 2015

Autore: Redazione

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