Svolta sul caso di Alfredo Liotta, il detenuto adranita morto a 41 anni nel luglio del 2012 nel carcere Cavadonna di Siracusa, dove stava scontando una condanna all’ergastolo. Una morte per la quale la moglie di Liotta, Patrizia Savoca, da oltre 4 anni chiede di fare chiarezza, una battaglia sostenuta dall’associazione Antigone, che nel 2013 presentò un esposto alla Procura di Siracusa, per denunciare il fatto che a Liotta “non venne mai garantita nessun tipo di assistenza in una struttura sanitaria nonostante l’evidente deperimento organico”. E sarà un processo a stabilire le cause della morte in carcere di Liotta e le eventuali responsabilità. Sono, infatti, nove gli imputati rinviati a giudizio per la morte del 41enne adranita: il direttore sanitario e sette medici del carcere, nonché il perito nominato dalla Corte d’Assise d’Appello di Catania. Il caso venne portato a conoscenza del Difensore Civico, l’avv. Simona Filippi, di Antigone, che acquisì tutte le carte sullo stato del detenuto. “Dalle carte emerse – si legge in una nota di Antigone – come il personale medico e infermieristico, non avesse saputo individuare e comprendere i sintomi né il decorso clinico di Alfredo Liotta e che tali carenze conoscitive ne avessero determinato il decesso. La scarsa lucidità del paziente avrebbe dovuto allarmare il personale sanitario e far considerare diversamente i rifiuti reiterati della terapia e del cibo che invece furono interpretati come rifiuti volontari”. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 6 aprile.
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